“Un grottesco shock drama” pieno di “falsità e menzogne”. L’entourage di Erik e Lyle Menendez non ci sta e attacca ad alzo zero la serie Netflix, Monsters, The Lyle e Erik Menendez story. Sono ben 24 i membri della famiglia dei fratelli condannati per l’omicidio dei genitori, avvenuto il 20 agosto del 1989 in una lussuosa casa di Beverly Hills a Los Angeles, ad aver accusato il regista Ryan Murphy. I due che all’epoca avevano 18 e 21 anni entrarono in casa e ammazzarono papà e mamma con un fucile da caccia. Successivamente Lyle e Erik si diedero alle spese più sfrenate dando immediatamente nell’occhio e vennero arrestati nel 1990. L’ergastolo arriverà nel 1996, ma nel frattempo durante il lungo processo i due hanno rievocato anni e anni di abusi sessuali e violenze psicologiche subiti dal padre. “Un incubo seriale fobico, disgustoso e anacronistico, che non solo è pieno di falsità e menzogne evidenti, ma che ignora le recenti rivelazioni scagionanti”, hanno scritto in un comunicato congiunto i familiari dei, almeno per la sentenze del tribunale, due killer.
Tammi Menendez, moglie di Erik, a nome di tutta “l’intera famiglia allargata” ha ricordato che vogliono “che il mondo sappia che sosteniamo Erik e Lyle. Preghiamo individualmente e collettivamente per la loro liberazione, dopo che sono stati in prigione per 35 anni. Li conosciamo, li amiamo e li vogliamo a casa con noi”. Nel mirino dei familiari c’è sì il regista e sceneggiatore della serie, ma soprattutto Dominick Dunne, reporter che seguì il processo Menendez, definito “l’informatore pro-accusa”, colui che evocò una relazione incestuosa tra i due fratelli (una scena della serie mostra i fratelli che fanno la doccia insieme ndr) poi smentita da Robert Rand, un giornalista che ha seguito il processo e ha scritto il libro The Menendez Murders nel 2018.
“Conosciamo questi uomini. Siamo cresciuti con loro da quando erano ragazzi. Li amiamo e ancora oggi siamo loro vicini. Sappiamo anche cosa è successo nella loro casa e conosciamo le vicende incredibilmente turbolente che hanno sopportato. Molti di noi sono stati testimoni oculari di molte atrocità a cui non si dovrebbe mai assistere”, chiosa il comunicato dei familiari. “È triste che Ryan Murphy, Netflix e tutti gli altri coinvolti in questa serie non abbiano una comprensione dell’impatto di anni di abusi fisici, emotivi e sessuali”.
L’articolo “Un incubo seriale fobico, disgustoso e anacronistico”: i fratelli Erik e Lyle Menendez contro la serie Netflix sulla loro storia proviene da Il Fatto Quotidiano.