L’uso indiscriminato dei social da parte degli adolescenti ci crea profondo turbamento: sesso, pestaggi, bullismo, tutto in rete, sprezzanti delle conseguenze. Anzi: l’arroganza di un gioco senza regole in cui si scommette a chi è più invincibile e più popolare. E’ un processo degenerativo, molto più che una mancata percezione delle conseguenze, semplicemente un punto di non ritorno oltre il quale la volontà è proprio quella di oltrepassarlo e affermare una cultura mai morta: me ne frego.
Ogni volta ci stupiamo, sgomenti di fronte a questo declino che accelera il divario educativo tra figli e adulti. La buona notizia è che sappiamo che lo smartphone non è stato regalato ai nostri figli dall’ostetrica e nemmeno gli è stata donata la sim dal pediatra: ma da noi, adulti e genitori. Tuttavia dare la colpa agli adolescenti, giudicarli con la fretta di chi si sbarazza delle proprie colpe, è uno sport diffuso tra gli adulti. L’ex ministro Sangiuliano è solo l’ultimo in ordine di tempo a fare uso di social con la leggerezza di chi crede la farà franca. Anzi è il capolavoro negativo di chi è andato oltre: usare la tv di Stato come fosse un account privato e privato farne uso, così persuaso del potere di cui è stato investito da non saperne gestire la vertigine di successo. Rimanendone travolto.
Quando inorridiamo di fronte ai nostri figli e alla strafottenza con cui si mettono in rete violenti e indifferenti, ricordiamoci che buona parte dei nostri rappresentanti politici, da sindaci a ministri a premier, sono ciò che abbiamo imparato ad essere: lo specchio di un’illusa impunità di un Paese nella vetrina del ridicolo. Quando cerchiamo le cause “inspiegabili” dei comportamenti dei nostri figli, non dimentichiamo che l’esempio più indecente può arrivare dal basso, cioè dal livello più infimo che le istituzioni hanno saputo raggiungere. E che il diritto di voto è stato confuso con un consenso di like. Per il momento continuiamo a dare la colpa ai ragazzi, è più rassicurante.
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