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Dal caso Sangiuliano alla Rai “che nessuno vuole davvero cambiare”: alla Festa del Fatto il confronto Corsini-Berlinguer-Mentana

Dal rientro dell’ex ministro Gennaro Sangiuliano nel suo ruolo di giornalista alle accuse di censura, la televisione cambia ma la Rai deve affrontare sempre gli stessi problemi: lottizzazione, canone e libertà. Lo hanno raccontato alla festa del Fatto Quotidiano il responsabile dell’approfondimento Rai, Paolo Corsini, il direttore del Tg La7 Enrico Mentana e l’autrice Mediaset Bianca Berlinguer, intervistati dalle firme del Fatto Martina Castigliani e Antonello Caporale. Parte Corsini, che non è d’accordo con chi parla Telemeloni, una posizione che gli è costata le contestazioni del pubblico: “Non stanno facendo peggio quelli di ora, e lo dicono i dati”. La tv, ha detto “sta cambiando, ma non il racconto della televisione, ci si inchioda sull’occupazione della politica, telekabul, telemeloni, raiset, ed è questo uno dei motivi per cui i giovani non guardano la tv. La Rai va riformata ma è nel bene e nel male servizio pubblico”. Il direttore difende la sua posizione: “La corte costituzionale ha detto che deve dipendere dal parlamento, l’ultima riforma ha spezzato questa intercapedine, ma l’autonomia e l’indipendenza, la libertà e il pluralismo non verranno mai garantiti da una legge, possono aiutare, ma dalla onesta e dalla professionalità di chi fa il proprio lavoro”.

Il dibattito sulla governance, ha ammesso, è lungo, e anche lui si è lamentato: “Non mi piace aprire il mio computer e trovare ogni mattina una querela, un’interrogazione, un’interrogazione dell’Agcom. Passo il mio tempo a fare il burocrate. La tv è il prodotto collettivo dell’ingegno, importante il confronto”, e ha difeso tutti i programmi attualmente in onda, anche quelli che sono stati più presi di mira dal centrodestra: “Nella mia direzione ho Report – di Sigfrido Ranucci -, Porta a porta – di Bruno Vespa – e Il Cavallo e la torre – dell’ex direttore dell’Espresso Marco Damilano, e lavorano tutti quanti col massimo sostegno e la massima libertà, chiedete ai conduttori che cito se da me hanno avuto pressioni”. Interrogato sulla sua partecipazione entusiasta ad Atreju, la festa di Fratelli d’Italia, quando ha parlato di “noi” rispetto a sé e al partito, ha specificato: “Mi sono fatto trascinare dall’idea di festa. Non ho mai fatto di un partito, e tutti hanno una formazione culturale, non ho mai nascosto che ho lavorato a giornali di area, come tanti altri”. Rivendica un percorso trasparente: “Non penso di essere automaticamente ascrivibile a una catena di trasmissione per modificare la realtà, altrimenti sarei un censore che piano piano chiude i rubinetti e non l’ho mai fatto”. Sulla mancata finalizzazione del contratto dello scrittore Antonio Scurati “ c’è stato un direttore che ha valutato la cosa, non l’ha ritenuta una prestazione artistica”. Anche se Bruno Vespa, ha ammesso, “ha un contratto da artista”. Gli addii alla Rai “mi preoccupano, ma è la concorrenza. E non abbiamo solo perso, abbiamo preso Massimo Giletti e il suo programma è stato chiuso da un giorno all’altro. Censura anche nel settore privato”.

Berlinguer, uno degli addii più celebri, è partita da un assunto: “La lottizzazione la fanno tutti”. La sua sofferenza in Rai che ha portato al passaggio alla tv della famiglia Berlusconi, ha ricordato, è partita prima del da prima che Giorgia Meloni diventasse premier: “Se l’ho fatto è perché ho vissuto tutti gli ultimi anni di gravissima difficoltà, da quando ho cominciato a fare Carta Bianca con l’allontanamento dal Tg3, pochi mesi primi che il paese dovesse andare a votare per il referendum voluto dall’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi”. E poi “Mauro Corona mi è stato tolto dalla sera alla mattina” e si è aggiunta la rescissione del contratto Rai del professore allora ospite di Cartabianca, Alessandro Orsini, editorialista del Fatto. Era marzo 2022, durante il governo Draghi: “Io l’ho saputo il giorno dopo”.

Sul caso Sangiuliano, l’ex ministro che ha ammesso di aver quasi assunto la sua amante oggi pronto a tornare nella tv di stato, è stato interpellato Enrico Mentana. Un nuovo caso di porte girevoli, tra l’altro, dopo la lunghissima confessione intervista al Tg1. Per Mentana non è per forza un problema: “Ho visto la politica usare la Rai come disperatamente gli serviva ed è la stessa cosa che è successa l’altra sera”, anche se è un unicum, “a meno che non sia il Papa”. Quello è il fallo che si vede in mondovisione non ha portato fortuna. Dal punto di vista televisivo “il caso Sangiuliano-Boccia avercene uno al mese…” – ha scherzato. Poi “come ha detto Padellaro. – fondatore e primo direttore del Fatto – ha fatto più la Boccia in una settimana che l’opposizione in due anni”. Per Sangiuliano, che da ministro era regolarmente in aspettativa, ha concluso, “che torni in Rai è dovuto, semmai ci sarà da discutere se diventa direttore del Tg1, e sarebbe una vergogna. Ora non è Montanelli ma può fare benissimo il suo lavoro. Il problema resta la Rai”. Con un unico problema di fondo, nessuno vuole fare una legge per cambiarla: “Quando la sinistra era all’opposizione il problema era il conflitto di interessi di Berlusconi, quando andava al potere non lo ha mai risolto. Così per fascismo e antifascismo. Per scrivere una legge basta un minuto”.

L’articolo Dal caso Sangiuliano alla Rai “che nessuno vuole davvero cambiare”: alla Festa del Fatto il confronto Corsini-Berlinguer-Mentana proviene da Il Fatto Quotidiano.

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